Nel 2026 previsto un taglio Irpef per 13,6 milioni di lavoratori italiani: la seconda aliquota scende al 33%.
Il governo ha annunciato una possibile riforma fiscale che potrebbe cambiare in modo significativo il carico tributario sui redditi medio-alti. La proposta, confermata dal viceministro dell’Economia Maurizio Leo durante l’evento Telefisco, prevede un taglio dell’Irpef per oltre 13 milioni di lavoratori. L’obiettivo principale è ridurre la seconda aliquota Irpef dal 35% al 33% e ampliare lo scaglione che oggi arriva a 50.000 euro fino a una soglia di 60.000 euro di reddito lordo annuo. Il provvedimento sarà valutato solo se i conti pubblici lo permetteranno: l’Istat comunicherà i dati aggiornati il prossimo 22 settembre, dati che saranno cruciali per definire la reale fattibilità della misura.

L’impatto reale sui redditi: chi guadagna davvero
Il beneficio economico della riforma sarà proporzionato al reddito annuo dichiarato. Secondo quanto riportato da fonti autorevoli come Il Sole 24 Ore e Open, il risparmio annuo per i lavoratori con redditi compresi tra 28.000 e 50.000 euro oscillerà tra 40 e 440 euro. Tuttavia, il vantaggio sarà particolarmente evidente per chi si colloca nella fascia tra 50.000 e 60.000 euro, che potrà ottenere fino a 1.640 euro all’anno in più in busta paga, cioè circa 137 euro al mese. Questa fascia di contribuenti, stimata in meno di un milione di persone, sarà quella che beneficerà maggiormente della nuova struttura fiscale.
Per chi invece supera i 60.000 euro annui, la situazione è ancora oggetto di discussione. Il governo starebbe valutando l’introduzione di un meccanismo compensativo, per evitare che la riduzione delle aliquote finisca per favorire eccessivamente i redditi più alti. In parallelo, si ipotizzano modifiche al sistema delle detrazioni fiscali, come la rimodulazione del tetto delle spese detraibili in base al reddito o al numero dei componenti familiari.
Un intervento pensato per il ceto medio
Il taglio dell’Irpef nasce dalla volontà di ridurre l’effetto del cosiddetto fiscal drag, cioè l’aumento del prelievo fiscale causato dall’inflazione, che ha generato un gettito extra stimato in 23 miliardi di euro secondo l’Ufficio Parlamentare di Bilancio. In particolare, il governo intende intervenire a favore dei contribuenti con redditi sopra i 40.000 euro, che negli anni scorsi non hanno beneficiato del taglio del cuneo contributivo. Questo segmento della popolazione, pur non rientrando tra i redditi più alti, ha visto aumentare la propria imposizione fiscale pur mantenendo un potere d’acquisto stabile o in calo.
Resta ora da capire quali saranno le decisioni finali dell’esecutivo nella prossima Legge di Bilancio 2026. Le simulazioni dei tecnici continuano a esplorare diversi scenari, con particolare attenzione alla revisione delle detrazioni e alla sostenibilità economica della misura. Se approvato, il taglio della seconda aliquota Irpef rappresenterà un segnale concreto di attenzione verso i lavoratori del ceto medio, restituendo liquidità alle famiglie in un momento in cui il costo della vita continua a salire.